La mia ricerca di lavoro nel 2025
Recentemente mi sono trovato nella situazione di dover cercare lavoro, un processo non sempre piacevole.
May 30, 2025
Introduzione
A metà dello scorso anno ho lasciato il mio lavoro, una buona posizione di ricerca e sviluppo, per seguire un progetto personale. Ho sempre dato la priorità alla mia vita personale sul lavoro, quindi sono partito senza rimpianti. Quando questo progetto si è avviato alla conclusione, mi sono messo alla ricerca di un nuovo impiego, contrariamente alle mie aspettative il processo si è rivelato abbastanza difficile.
La mia situazione
Iniziai a lavorare nel 2015 in un’azienda di consulenza come Security DevOps, un ruolo à metà strada tra l’analista di sicurezza informatica e lo sviluppatore. Da allora ho ricoperto altri ruoli, più pendenti lato sviluppo o più centrati sull’analisi e la sicurezza, ma in generale sempre abbastanza bilanciati tra i due.
Ho sempre avuto la convinzione che la polivalenza fosse parte integrante dell’essere un consulente, sempre pronto ad iniziare un nuovo progetto, ed a confrontarsi con nuove soluzioni e metodologie. Ma penso anche, e forse soprattutto, che sia una caratteristica importantissima per un professionista dell’informatica, un settore dove l’innovamento ed il cambio sono rapidissimi.
In poche parole, preferisco saper fare una cosa concettualmente, che padroneggiare una soluzione tecnologica. La prima conoscenza resta, la seconda sarà inevitabilmente superata.
Con questo mio fardello di esperienza quasi decennale, e con queste convinzioni, nell’inverno 2024 mi sono lanciato nell’ottimistica ricerca di un nuovo impiego.
La ricerca di lavoro
Ho iniziato la mia ricerca con quello che fanno tutti: ho aggiornato il mio profilo LinkedIn ed ho segnalato di essere aperto a nuove opportunità lavorative. È un approccio che per me ha sempre funzionato molto bene, ed in fondo fino a pochi mesi fa ricevevo continuamente messaggi per nuove opportunità lavorative, mi aspettavo di dover fare poco di più.
Ho deciso comunque di avere anche un approccio attivo, ho aggiornato il mio curriculum in inglese ed in francese (vivo attualmente in Francia), ed ho iniziato a cercare opportunità ed a candidarmi alle offerte che ritenevo interessanti.
Da subito ho avuto un riscontro positivo, la mia tattica funzionava, ho iniziato a ricevere dei messaggi e sono riuscito a mettere a segno qualche colloquio. Non si trattava però di offerte particolarmente interessanti: molte aziende di consulenza senza un progetto preciso da proporre, e qualche contatto (pochissimi) interessato alla mia esperienza precedente nella protezione dai bot, un settore dove non volero ritornare.
Ebbene si, da disoccupato ho rifiutato dei colloqui: bisogna capire che in questo momento ero abbastanza sicuro che la mia ricerca avrebbe avuto successo in breve tempo.
Durante la fine del 2024 non avevo ancora una situazione personale stabile e non ho potuto dedicare molto tempo alla ricerca, inlotre non trovavo molte offerte interessanti, ho imputato questo fatto al naturale ibernamento delle attività lavorative che accompagna sempre le feste di fine anno.
A gennaio mi sono messo all’opera seriamente: ho usato vari siti internet, controllato giornalmente gli annunci, attivato le notifiche email per nuovi annunci che rientravano nei miei parametri, inviato candidature e contattato ex colleghi per avere dei contatti.
Il ritorno è stato tiepido, ho avuto qualche colloquio più o meno interessante, ma la cosa che mi ha stupito di più è che per moltissime candidature non ho ricevuto nessuna risposta, silenzio assoluto!
Ho pensato molto a questo. Oggi nel settore informatico, per la maggior parte tutto il processo di assunzione si fa a distanza: candidatura, colloqui, e anche l’assunzione. Mi sono candidato solo praticamente solo ad aziende del settore, quindi in teoria a loro agio con questo tipo di comunicazione. Alcuni hanno anche il proprio sito internet dedicato alle candidature, dove possiamo inserire le nostre informazioni e gestire facilmente tutto il processo.
Eppure dai miei dati risulta che per circa la metà non ho ricevuto nessuna risposta, e questo dato è stabile anche per quelle aziende con cui ho fatto un colloquio, la metà non mi ha più fatto sapere niente!
È facile capire come questo mi abbia abbattuto. Vedere che il mio impegno nel preparare una candidatura sia ignorato completamente non ha fatto bene al mio morale. Preparare una candidatura richiede impegno, significa filtrare gli annunci, preparare un curriculum dedicato, a volte accompagnarlo con una lettera di motivazione, o un’iscirizione ad un sito aziendale. Il silenzio è la peggiore risposta che si possa dare.
In aggiunta a questo, con il nuovo anno non ho avuto il ritorno massivo di contatti diretti che avevo prima – un anno prima ne ricevevo in media 6-7 al mese – quindi la situazione non si prospettava molto positiva.
C’è da dire che in questo periodo in Francia la situazione economica non era delle migliori: le elezioni anticipate nel 2024, la difficoltà nel creare una squadra di governo e il conseguente ritardo nell’atuorizzazione del budget di stato. Tutto questo ha avuto un effetto valanga che si è fatto sentire subito sia nel settore pubblico che in quello privato.
Infine sono riuscito a trovare una posizione lavorativa, a sorpresa con una delle prime aziende che mi ha contattato in novembre, e il cui processo di assunzione è stato molto lungo – anche a causa del problema di cui sopra.
Oggi ho una buona posizione lavorativa come consulente in sicurezza informatica, vicino a casa, di cui non mi posso lamentare.
Alcuni dati
Ho raccolto dati riguardo le mie candidature perché in fondo sono un nerd e mi diverto a fare i calcoli.
Quello che mi ha stupito di più e che ha avuto l’effetto più negativo su di me, è come già detto l’alta percentuale dicandidature cadute nel vuoto senza nessuna risposta.
Eppure ritengo di essermi impegnato, per le posizioni per cui pensavo ci fosse il migliore allineamento tra la mia esperienza e le aspettative dell’azienda, ho contattato via LinkedIn alcuni responsabili delle assunzioni per chiedere aggiornamenti sulla mia candidatura. In questo caso la percentuale di messaggi senza risposta è stato del 100%. Nessuno si è preso la briga di rispondermi! Eppure proprio queste persone non si fanno problemi ad inviare molti messaggi, automatici o meno, per cercare potenziali candidati, pensavo avrebbe fatto buona impressione mostrare della proattività.
A proposito di comunicazione, in caso di candidatura sono solo poco più della metà le aziende che mi hanno inviato un messaggio (automatico) di buona ricezione.
I tempi di risposta (quando ci sono state delle risposte) sono stati molto differenti. A parte poche eccezioni, le aziende private mi hanno risposto in poco tempo (da 3 fino ad una decina di giorni), metre quelle pubbliche hanno tempisticeh lunghissime (fino a 70 giorni di attesa!).
A proposito dei test tecnici
Ho dovuto fare alcuni test tecnici come parte del processo di assunzione di alcune aziende. Quando mi sono richiesti li ritengo una cosa normale. Addirittura necessari per il settore informatico.
Durante questa ricerca di lavoro ed in passato ne ho fatti di diversi tipi, non moltissimi ma abbastanza per concludere che a mio avviso il miglior tipo di test tecnico è quello fatto dal vivo.
Una persona che chiede di risolvere un esercizio o che fa delle domande, e una che risponde.
I test fatti in asincrono posso prendere molto tempo per essere risolti. Inoltre possono non chiarire completamente al candidato quali sono i bisogni reali dell’azienda, non sempre trasposabili in un test da fare a casa. E poi i risultati potrebbero essere non veritieri, risultato di un aiuto esterno, anche se in molti casi potrebbe non essere un problema, al lavoro non è vietato usare internet per cercare risposte :)
Trovo che un test dal vivo risolva tutti questi problemi: prende solo lo stretto necessario, oralmente è più semplice fare chiarezza su quali sono le aspettative o chiarire eventuali domande e risposte, e soprattutto forza le parti a fare esercizio di valutazione della persona, delle competenze, del ruolo.
Il feedback delle aziende
Tutti i riscontri negativi senza che mi sia stato proposto un colloquio sono stati fatti con email automatiche, senza dare nessuna informazione. Questo lo posso capire, immagino che per ogni offerta vengano ricevute decine di candidature, e non possiamo aspettarci che rispondano a tutti personalmente.
Come visto solo la metà delle aziende con cui ho avuto un colloquio mi hanno dato una risposta, quindi solo 5!
In un’occasione mi è stato detto che sono troppo tecnico per il ruolo, in un’altra che non lo ero abbastanza. Mi è stato detto anche che non sono abbastanza preparato, e in un’altra occasione che al contrario, sono troppo qualificato.
Troppi pochi riscontri per trarre conclusioni, ma qualcosa posso dire di avere imparato. Ho notato che in questo settore si possono trovare due offerte di lavoro con lo stesso titolo, e poi leggendo la descrizione o parlando con le persone che si occupano delle assunzioni, ci si rende conto che stanno cercando due cose completamente diverse.
Non so esattamente quale sia il motivo. In parte penso sia causato la grande quantità di titoli di lavoro che esistono e continuano ad uscire nel settore. Un esempio sono lo sviluppatore e l’amministratore di sistema che si sono fusi in DevOps, che a sua volta si è trasformato in DevSecOps. Questo crea confusione nelle persone meno tecniche che hanno chiari quali siano i loro bisogni ma non come descrivere il ruolo che può soddisfarli. E questo è il secondo motivo, ho trovato in generale i responsabili delle risorse umane molto poco preparati tecnicamente – teniamo sempre a mente che lavorano in aziende del settore – e con grandi difficoltà nel comprendere l’esperienza di una persona, al di fuori di alcune parole chiave che illuminavano la conversazione. Per chiarire, quando parlo di preparazione tecnica non intendo quella che devo avere io come tecnico, ma quella utile a discernere due tecnologie o capire se siano affini.
Una nota sulla Francia
Su consiglio di conoscenti, ho fatto ricorso al servizio di France Travail (Pole Emploi), un’organizzazione pubblica che aiuta i cittadini nella ricerca di lavoro. Offrono un sito internet con offerte di lavoro (spesso sono ripubblicazioni già presenti su altri siti), e anche un servizio di persona su misura.
Ho trovato il servizio davvero all’antica, il profilo online è centrato su delle caratteristiche classiche e molto poco specifiche che ci si aspettava in un colloquio di 20 anni fa, con un sistema di autovalutazione delle competenze, ed
Durante il mio colloquio personale, la consulente ha quasi riso al mio curriculum e mi ha dato un formato da seguire per rifarlo, dicendomi che era quello più comune in Francia. Inutile dire che questa informazione non ha avuto alcun riscontro tra le mie conoscenze. C’è una specie di malcelata presunzione che la loro sia l’unica corretta maniera di fare, e che seguendo queste regole precise le cose funzioneranno ed il lavoro salterà fuori.
Sfortunatamente non mi è stato per niente utile, forse a causa del settore in cui lavoro, non incline a queste metodologie un po’ desuete.
C’è però da dire che solamente per approvare il mio account, e quindi poter autorizzare eventuali persone interessate a contattarmi, ci è voluto un mese. In questo tempo avevo già trovato un lavoro. Per me l’attesa non è stata un problema, ma se queste sono le tempistiche normali, lo potrebbe essere per qualcuno che ha davvero bisogno di un lavoro. Penso che sia davvero bisogno di un riammodernamento dell’organizzazione prima che degli strumenti che utilizzano.
Conclusioni
Sono uscito da questa esperienza con un lavoro e mille dubbi sulla mie qualità di professionista. Non è corretto al 100%, ho molta fiducia nelle mie capacità, ma mi chiedo cosa abbia rallentato tanto la mia ricerca di lavoro.
Forse la mia esperienza lavorativa non lineare ha messo in difficoltà i responabili delle assunzioni? O forse sono io che non sono capace di vendermi? Può essere che mi trovi in un momento della mia carriera dove sono troppo junior per alcune posizioni, ma non abbastanza senior per altre, giusto nel mezzo, ed è difficile collocarmi.
La digitalizzazione del processo di assunzione contribuisce ad aiutare molto le persone a trovare un impiego, e ne sono completamente a favore, ma porta anche ad una deumanizzazione delle parti: non si valuta una persona ma una lista di competenze di cui si ha bisogno. Forse non so semplicemente giocare a questo gioco, e propomi nella maniera corretta per oltrepassare questa barriera.
A me piace il mio lavoro, ed ammetto che ho molto da migliorare in molti aspetti, tecnici, gestionali, organizzativi. Fattostà che questa esperienza mi lascia con l’amaro in bocca e la sensazione che anche la controparte che assume debba migliorare il proprio approccio a questa che, dopotutto, è un’esperienza che vivamo tutti e che spesso da una direzione alla nostra vita.